Negli anni settanta l’impegno politico si iniziò a fare con il teatro, la musica, i libri: i Circoli favorirono e misero a disposizione i loro spazi… Nella Milano da bere tutto divenne più sfumato, ma la circolistica pose le basi per il primo vero cambio generazionale.

Oggi - secondo noi - i Circoli devono favorire l’inclusività delle idee e delle persone e devono smettere di voler essere autoreferenziali:

un Circolo non deve far cultura, ma favorire chi “produce” cultura;

un Circolo non deve fare associazionismo, ma favorire l’associazionismo;

un Circolo non deve essere aggregazione, ma favorire l’aggregazione…

Dopo una fase in cui i Circoli sono stati promotori diretti di esperienze, di cultura, di intrattenimento ora devono andare oltre all’autoreferenzialità e favorire esperienze esogene rispetto al propria cultura ed alle proprie capacità promuovendo spazi di incontro che gruppi di cittadini possano sentire propri e in cui portare le proprie idee e i propri lavori. 

  Perchè un nuovo Circolo Bovisa…

I Circoli da sempre sono stati luoghi dove si favoriva qualcosa: nei circoli cooperativi - dopo la prima guerra mondiale - spesso era l'acquisto collettivo di generi alimentari, spesso di vino: erano cooperative di consumo dove i cooperatori acquistavano partite alimentari che venivano consegnate al Circolo e distribuite ai soci a prezzo equo.

Nel secondo dopoguerra a questa funzione di "GAS ante litteram" si aggiunse e divenne preminente il favorire l’aggregazione: i Circoli erano o contendevano ai dopolavoro aziendali i lavoratori all’uscita dalle fabbriche o dagli uffici: luoghi in cui si favoriva una socialità spesso intrisa di politica (che non era considerata una brutta cosa)…

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